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rassegna stampa
sabato 1 maggio 2010

Metamorfosi del 1° maggio. Da festa del lavoro a "ponte"

Corriere della Sera, 1 maggio 2010. di Vivian Lamarque

Festa dei lavoratori. Quanti anni luce sono passati da quando la maestra diceva ai bambini aprite a pag. 30, ora leggeremo insieme la poesia di Renzo Pezzani “Le mani dell'operaio”? Prima ancora che dai versi, gli scolari venivano colpiti dalla «figura» accanto alla poesia: rappresentava due mani «nere stanche pesanti», due mani «dure di calli», erano quelle, a quei tempi, il passe-partout per aprire la porta del Paradiso. «Dice il Signore a chi batte / alle porte del suo regno /fammi vedere le tue mani /saprò io se ne sei degno». Come calli sulle mani? - chiederebbe oggi un bambino; ma non crescono solo sui piedi? - possibile che un lavoro faccia male alle mani? Qualche decennio dopo la maestra faceva invece aprire il libro di lettura alla pag. 40 per leggere di Rodari «Gli odori dei mestieri»: «...di noce moscata sanno i droghieri / sanno di terra i contadini / di vernice gli imbianchini / i fannulloni strano però / non sanno di nulla e puzzano un po’».Quanti anni luce sono passati? La festa dei lavoratori del primo maggio si è trasformata in ponte del primo maggio, quest'anno poi non c'è nemmeno più il ponte, sono rimaste solo le parole primo e maggio. Lavoratori ciao.

E il lavoro dei poeti che lavoro è? Ghiannis Ritsos dice va di loro che sono «gli inconsolabili consolatori del mon do». Allora le loro mani non sono «nere stanche pesanti»?

Guardategliele. Alla Casa della Poesia, in largo Marinai d'Italia, se ne aggirano sempre molti (specie ogni anno la sera dell'annuale presentazione dell'Almanacco dello Specchio Mondadori, loro faro di riferimento); martedì prossimo 4 maggio la serata sarà dedicata da Tomaso Kemeny al grande Dylan Thomas (1914-1953); la voce straordinaria del poeta gallese risuonerà per noi dal filmato di Giorgio Longo, ne resteremo stregati come quando nel 1968 udimmo Ungaretti leggere in tv l’Odissea. Dylan Thomas morì a trentanove anni come Leopardi; aveva un edema al cervello e problemi di cirrosi, ma morì a New York si potrebbe dire «di smog», pare infatti per una polmonite peggiorata dal livello elevatissimo di inquinamento che in quel novembre 1953 costò la vita a duecento newyorkesi. (Verrebbe da domandarsi di quanto quello smog sarà stato superiore ai nostri livelli attuali e come ne uscirono, come rimediarono). Se non trovate le poesie di Dylan Thomas o altri titoli chiedete soccorso alla Libreria Trovalibri di viale Monte Nero73. Lì, il 6 maggio, alle 18,30, Giovanna De Carli presenterà il suo libro Poesie brutte, saranno brutte davvero?